La capitolazione in borsa del Credit Suisse ha destato un certo scalpore, se non addirittura una sensazione di sorpresa inaspettata. In realtà, si tratta di uno dei tracolli più telefonati della storia della finanza.

Il grafico mostra l’andamento del titolo Credit Suisse nella borsa di Zurigo dal 2013 ad oggi. Il movimento di ieri è quello evidenziato nel circolo rosso, in basso a destra.

Praticamente irrilevante, se si mette tutto nella giusta prospettiva. Nel 2013 il titolo valeva 30 franchi, oggi circa 2. Il business model di questa banca ha distrutto valore nella misura 93%. Ed è da oltre 10 anni che quest’andazzo va avanti.

 

Ma allora perché ieri tanto clamore?

È normale ed è connaturato nel DNA dei mercati finanziari, che hanno la memoria di un pesce rosso, specie se governati da algoritmi automatici di Intelligenza Artificiale, che mostrano tutta la loro stupidità se applicati a fenomeni “sociali” come i mercati finanziari.

Ma chi, purtroppo come me, si porta sulle spalle il fardello di svariati decenni, ha da una parte lo svantaggio di guardare con malcelata invidia le performance sportive dei giovani, pensando che una volta ero io a farle; però ha anche il vantaggio d’attingere al proprio database esperienziale per decifrare fenomeni complessi che nessun algoritmo di AI è in grado di fornire.

 

Quello di ieri è un film già visto.

Nel 2008, dopo il fallimento della Lehman Brothers (che fu lasciata fallire), anche altri colossi bancari ebbero lo stesso problema e si decise di salvarli per evitare una crisi finanziaria globale. Una di queste era l’elvetica UBS, che fu salvata grazie ad un regalino di 54 miliardi di franchi, gentilmente messo a disposizione dalla BNS, la banca centrale svizzera.  Oggi l’UBS è stata risanata ed è solida.

Ma guarda un po’ che casualità con gli accadimenti di questi giorni! A voler azzardare un’ipotesi eroica, anche in questo caso vale il vecchio adagio per cui la storia che si ripete. Stesso schema comportamentale, stesso film.

 

Come andrà a finire questa vicenda?

Qui entriamo nel campo delle ipotesi: la mia opinione personale è che nella fase 1. Il Credit Suisse viene salvato e risanato (un modo diplomatico per dire licenziamenti e chiusure di attività di business, specialmente i più speculativi tipo investment banking, con ritorno ad un’attività bancaria più tradizionale). Nella fase 2, fusione con UBS, creazione di un big player elvetico in grado di competere a livello globale, con relativa restituzione dei soldi alla banca centrale svizzera. Questo è quello che personalmente ipotizzo, pronto ad accettare che i fatti futuri mi smentiscano.

Questo però non si traduce in un consiglio d’investimento su Credit Suisse, anzi il contrario. Se non si è particolarmente amanti dell’ottovolante con i propri soldi, la strategia migliore è quella di stare alla larga da questo titolo, comprare i popcorn e guardare da spettatori esterni cosa succederà.

 

Allarghiamo il quadro e mettiamo le cose nella giusta prospettiva

Eventi drammatici del tipo osservati in questi giorni vengono definiti dagli addetti ai lavori “capitulation” e normalmente caratterizzano la fine di un mercato al ribasso.

Ritornando al film già visto, dopo il fallimento della Lehman (capitulation), il mercato perse terreno per qualche altro mese, fino a trovare una base per poi ripartire al rialzo nel marzo 2009. Quel rialzo durò 12 anni!

Il mercato si era ripulito dagli eccessi del periodo precedente. Le aziende con business model deboli o poco sostenibili sparirono. Per contro, rimasero in piedi solo le migliori e più forti, che raddoppiarono il valore. Darwin esiste anche in borsa, per fortuna.

Ho ancora molti clienti con cui continuiamo a lavorare insieme che possono testimoniare che nel 2008 comprammo obbligazioni delle Generali con cedola 5,125%, che valevano la metà del valore nominale all’indomani del crack Lehman. Il mercato si era spaventato e vendeva di tutto: buttava l’acqua sporca insieme al bambino, mettendo nella stessa pentola aziende che non erano nemmeno parenti lontani tra di loro. Nel giro di pochi mesi, quelle obbligazioni raddoppiarono, tornarono al loro valore equo. Grande fu al soddisfazione di chi seguì i miei consigli, così come altrettanto grande rimpianto di chi per paura non lo fece. Poi mi dissero tutti: “Ma ce ne trova altri affari così?” L’ovvia risposta era “fatemi accadere un crack e le troviamo di nuovo!”

La morale è sempre la stessa: i mercati finanziari non sono né buoni, né cattivi. Fanno semplicemente il loro mestiere, basta conoscerli profondamente per sfruttarli a proprio vantaggio. Se è vero che sono completamente irrazionali nel breve termine, essi sono invece l’operatore più razionale su un periodo più lungo. Allargano gli spread  dei titoli di stato avvertendo che le manovre fiscali di questo o quel paese sono insostenibili; fanno sparire aziende cattive e premiano quelle buone, cioè quelle con buoni business model, know how unici e risk management rigorosi.

Ed è proprio a questi investimenti che dobbiamo volgere lo sguardo, non sicuramente al Credit Suisse.

 

Quindi come comportarsi?

L’ipotesi di base è che una situazione che sfugga di mano con il conseguente allargamento di una crisi finanziaria planetaria è l’unico lusso che nessuno, nemmeno il più potente sulla Terra può permettersi. Se questa ipotesi è vera, allora le cose da fare sono di seguire alcune regole di sopravvivenza tanto semplici nell’enunciazione, quanto difficili da rispettarle nella quotidianità.

La mia esperienza mi mostra che davvero in pochi le seguono e chi le segue, diversamente dalla maggioranza, riesce ad estrarre valore dai mercati finanziari.

 

Le 4 regole per guadagnare dagli investimenti finanziari in situazioni di crisi

  1. I recenti ribassi costituiscono un ottimo punto d’ingresso per chi ha i soldi fermi sul conto corrente. Oppure coloro che hanno in investimenti monetari al 2% con l’inflazione che corre al 8/10%. Ricordo che 10 mila euro lasciati fermi sul conto corrente, con l’inflazione media al 8%, corrisponderà ad un capitale apparentemente immobile, ma che in realtà tra 10 anni varrà 4.632 euro: altro che perdite in borsa!!! Quindi: approfittare di questi momenti per mettere al lavoro in modo smart il proprio denaro.

 

  1. Investire, si, ma in cosa? Parafrasando il mio parroco: fare “Solo buone azioni!”. Tanto per fare un esempio: per gli appassionati delle cedole, le banche (quelle nella bufera oggi, ma che però sono solide patrimonialmente) erogheranno tra alcune settimane una pioggia di dividendi da record. Ed i prezzi sono bassi oggi, non domani!

 

  1. Non fate da soli, ma fatevi consigliare da un professionista esperto. Io non so fare l’idraulico: se si rompe il rubinetto di casa, chiamo uno che ne capisca, perché io non ho la più pallida idea di dove mettere le mani. Lo stesso vale con i mercati finanziari, con l’accortezza di ricordare che raramente l’esperto finanziario è il “cugino” di turno o l’amico ingegnere che si diletta in investimenti di borsa. I mercati finanziari sono molto complessi e necessitano di grande expertise per estrarre valore per portare a casa i guadagni.

 

  1. Non guardate il vostro conto in continuazione, specialmente in questi momenti. La volatilità crea emotività. E l’emotività ha due figlie: paura ed avidità, che sono le peggiori decision maker che esistano. Se (ed è un grande “SE”) il vostro portafoglio d’investimenti finanziari è stato ben costruito e punta a servire le vostre esigenze di vita, (che possono essere l’erogazione di una rendita periodica o un tesoretto previdenziale), che importanza può mai avere quello che succede questa settimana?  È vero che oggi stiamo navigando in mari burrascosi, ma l’importante è non perdere mai di vista la stella polare.  Perché con la stella polare ben presente nella testa (=obiettivo finale), se i marinai sono esperti (=professionisti finanziari) e la barca è solida (=portafoglio ben costruito), nonostante le burrasche, si giungerà in porto.

 

Quest’ultima è la regola più importante di tutte, ma anche la meno seguita.

Lo affermo, prendendo come indicatore l’alto numero di telefonate e whatsup giunte sul mio cellulare ieri.

Ma io amo i miei clienti, proprio perché sono fatti così, con le loro paure e le loro emozioni.

Cioè essere umani.

 

Buon fine settimana

 

Matteo FINI

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