Sta riscuotendo sempre più consenso tra economisti il tema che un dollaro più debole è proprio quello di cui il mondo ha bisogno per uscire velocemente dalla recessione. In effetti, stanno maturando le condizioni macro economiche, monetarie e politiche affinché questo avvenga. Perché il dollaro debole è una buona notizia? Il motivo è legato al fatto che l’economia americana ne avrebbe un fortissimo impulso. Questa economia, però è la locomotiva del pianeta e l’effetto trascinamento si andrebbe a riverberare su tutto il mondo. Inoltre, il mondo asiatico e latino/americano hanno le rispettive valute ancorate al dollaro, specialmente per la parte dei loro debiti. Un dollaro più basso, vuol dire per loro debiti più bassi e quindi minori oneri finanziari. Pertanto, i due terzi del pianeta beneficerebbe di un dollaro debole. Ne sarebbe esclusa la vecchia Europa, cosa assolutamente irrilevante, visto il peso relativo.
Economisti importanti come Stephen Roach, ex presidente della Morgan Stanley ed attuale professore all’università di Yale, vede un dollaro ritornare ai valori del 2011, cioè al livello di 1.50: si parla di una svalutazione di un -35%, È una posizione a mio avviso piuttosto estrema, ma la sua tesi è argomentata con fatti che stanno guadagnando sempre più consenso a livello internazionale.
La tendenza all’indebolimento del dollaro è di cruciale importanza perché ha un impatto importante sugli obiettivi di rendimento. Ciò impone importanti riflessioni e ripensamenti della politica degli investimenti, ribilanciando opportunamente il portafoglio.
Matteo FINI