Dopo vari tentennamenti, anche per un mio naturale sospetto verso forme d’investimento che non comprendo, ho deciso di vincere il pregiudizio e mettermi a capire con approccio scientifico. Nelle ultime settimane ho frequentato una serie di corsi di formazione sul bitcoin, criptovalute e le blockchain. Lo scopo che mi ha mosso è stato quello di comprendere le logiche che ci sono dietro, ma specialmente di capire se si tratta dell’ultima moda speculativa o, al contrario, possono essere considerate delle nuovi classi di attività finanziarie da prendere seriamente in considerazione. Asset class che possono trovare spazio nei portafogli d’investimento accanto alle categorie tradizionali delle obbligazioni, azioni, fondi e polizze.
Studiando questa tematica, ho scoperto un mondo che mi ha davvero affascinato. Una realtà digitale che prima sottotraccia ed adesso in modo sempre più dirompente, è andata sviluppandosi negli ultimi 10 in parallelo al mondo reale della nostra quotidianità. Un mondo digitale che ha logiche molto diverse (alcune delle quali non hanno una corrispondente nel mondo reale), ma che avrà un impatto rivoluzionario sulle nostre vite, cambiando impostazione, paradigmi consolidati ed abitudini nel prossimi futuro. Dobbiamo immaginare questo mondo come a quello che era internet 25 anni fa, quando c’erano pochi operatori che si collegavano con un gracchiante modem a 14,4 kbps sul protocollo TCP/IP. E quanto ci si metteva per caricare una semplicissima pagina web?
E’ passato appena qualche decennio e questa tecnologia ha cambiato la vita a tutti: siamo sempre connessi al web con il nostro cellulare e le applicazioni sono talmente tante che oggi difficilmente immaginiamo la nostra vita senza le comodità offerte da internet.
Per spiegare i concetti che seguono, cercherò di fare ancoraggi al mondo reale, allo scopo di essere divulgativo, sacrificando la precisione.
Innanzitutto: cos’è una criptovaluta?
Il nome criptovaluta deriva dalla combinazione di criptografia e valuta. Con la criptografia si utilizzano algoritmi di matematica avanzata per proteggere i dati, assicurando che nessun altro possa impossessarsene. Quindi una criptovaluta non è altro che una forma di denaro digitale, cioè un mezzo per trasferire valore tra i vari operatori della blockchain. Poiché di blockchain ce ne sono tante, anche le criptovalute ne sono svariate. Il bitcoin è il più famoso, ma c’è anche l’ether (la valuta scambiata nella blockchain ethereum), il binance, lo stellar e così via.
Per semplificare il concetto, dobbiamo immaginare il bitcoin come un voucher digitalizzato, una specie di “ticket restaurant” digitale, che serve per pagare il lavoro deli operatori della blockchain.
Ma allora cos’è la blockchain?
La blockchain è un enorme registro (ledger), cioè un database pieno di dati. Però, contrariamente a quelli che comunemente conosciamo nel mondo reale, che sono registri accentrati, la blockchain è un database distribuito, cioè sparpagliato nel mondo. Se questa è la sua architettura, la blockchain è di tutti e quindi di nessuno. Non ha padroni, né stati, né giurisdizioni.
Un esempio di registro accentrato (figura a sinistra) è il PRA, dove sono contenute tutte le informazioni riguardanti la proprietà delle automobili. Un altro è il Catasto, dove sono racchiuse tutte le informazioni riguardo i diritti di proprietà, ipoteca, usufrutto del patrimonio immobiliare. Un altro ancora è l’anagrafe comunale.
Ma se invece di concentrare queste informazioni in un unico posto, cioè in un database centralizzato (PRA, Catasto o Anagrafe che sia), le digitalizziamo e poi le mettiamo sempre in un database, ma distribuito, allora ottengo una blockchain (figura a destra).
Nella blockchain, chi è incaricato di scrivere, registrare e validare le informazioni si chiama “miner” ed i vari miners stanno alla blockchain come i notai stanno al mondo reale. Siccome i notai per il loro lavoro di trascrizione, registrazione e validazione, cioè “garantire la certezza del dato”, vengono remunerati, anche i miners vengono remunerati per la stessa attività nel mondo della blockchain.
Come? Con uno strumento di scambio del valore, una moneta digitale: il bitcoin!
Per adesso, le applicazioni delle blockchain spaziano, nei seguenti campi:
- per le catene di fornitura di beni e servizi internazionali (international supply chain)
- per industria dei videogiochi
- per l’assistenza sanitaria (conservazione ed aggiornamento in tempo reale di cartelle cliniche e dati sanitari);
- rimesse internazionali di denaro
- per garantire l’identità digitale: grazie alla potente criptografia, si migliora la privacy ed minimizza il furto d’identità;
Come è facilmente intuibile, abbiamo a che fare con una tecnologia molto giovane, ma destinata a diffondersi molto velocemente su larga scala con i miglioramenti continui tipici di ogni progresso.
Come accennato, il bitcoin non è altro che un voucher digitale accettano come strumento di pagamento all’interno della blockchain. Ma se il bitcoin viene accettato come strumento di pagamento anche al di fuori della blockchain, cioè nel mondo reale, allora c’è un salto di qualità, perché diventa un vero e proprio strumento di pagamento, come il dollaro, lo yen o l’euro. E’ notizia di alcune settimane fa che Elon Musk accetta bitcoin per comprare le auto Tesla. E sempre più operatori commerciali stanno cominciando ad accettarlo, compreso i circuiti di carte di credito internazionali.
Quindi il bitcoin sta avendo sempre più il riconoscimento su larga scala come strumento di trasferimento di valore dal soggetto A al soggetto B. Come l’oro nei tempi antichi e le banconote in quelli contemporanei.
Per capire quanto vale un bitcoin nel mondo reale, viene attribuito un equivalente, una quotazione in dollari, esattamente come si fa per un’oncia d’oro. Ma poiché di bitcoin ce ne sono pochi (saranno emessi al massimo 21 milioni in tutto) e tutti lo vogliono, il suo valore sale. A far salire le quotazioni del bitcoin non c’entra però la blockchain, ma l’antica legge economica di domanda ed offerta, perché è percepito come un bene scarso.
Senza addentrarmi nell’ambito della lunga discussione di chi controlla l’emissione di queste criptovalute (la risposta rapida è: “tutti, quindi “nessuno”, perché le blockchain sono architettate in questo modo), la domanda invece che mi sono posto è stata: ma queste criptovalute possono essere considerate un asset sui cui investire, anche in una ottica di lungo termine?
La risposta è affermativa, però con tante cautele.
Le criptovalute sono asset molto volatili, cinque volte in più del mercato azionario. Sappiamo che la volatilità è fonte di rischi, ma anche di guadagni. Il vero tema è come metterla sotto controllo, gestirla in modo professionale, affinché si possa estrarre valore dalla volatilità e portare a casa il guadagno.
Quindi un primo aspetto riguarda il “come”, cioè avere la giusta strategia con cui approcciare queste attività molto volatili. Per le cripto vale la prima legge che insegnano alla scuola militare: se si conosce bene il nemico allora è possibile definire la giusta strategia per poterlo batterlo. Quindi per approcciare in modo corretto le criptovalute bisogna sapere il perché si verificano certe dinamiche, quali sono le logiche che governano i movimenti, logiche che non sempre hanno un corrispettivo con quelle tradizionali presenti nel mondo reale.
La seconda cosa è capire verso quali valori andranno in futuro queste criptovalute: quindi il tema è quello di possedere modelli di previsione per fare i giusti calcoli e le giuste mosse.
Una volta che si ha una strategia ed un modello previsivo, c’è il terzo ed ultimo aspetto, quello di tipo tattico/operativo, cioè il “quando” : quando compro e quando vendo? Occorre un metodo d’investimento.
Se non si hanno in mente ben chiari questi tre punti, è meglio evitare, poiché muovendosi in modo dilettantistico, il rischio è di fare errori grossolani, farsi prendere dall’emotività connessa alla forte volatilità delle criptovalute. Il risultato è portare a casa solo una brutta esperienza, sintetizzata con la classica frase: “queste cose non fanno per me!”
Se invece ci si muove seguendo un approccio professionale, allora a fronte di questi rischi, ci si porta a casa grandi vantaggi.
Quali sono i vantaggi nell’investimento in criptovalute?
Quello che tutti i gestori d’investimenti sognano: una migliore diversificazione ed un maggiore rendimento.
Le criptovalute sono completamente slegate (“decorrelate” dicono gli amanti della statistica) dall’andamento dei tradizionali mercati obbligazionari, azionari e valutari tradizionali. Avendo una correlazione pari a zero, costituiscono un prezioso elemento di diversificazione degli investimenti.
Il secondo argomento è quello del miglioramento del rendimento: “se approcciate nel modo giusto”, le criptovalute possono dare grandi soddisfazioni, aumentando notevolmente il rendimento complessivo del portafoglio finanziario.
In un mondo dove i mercati azionari sono ai massimi ed i rendimenti delle obbligazioni sono a zero, forse non è del tutto sbagliato cominciare a considerare nuove classi d’attività come le criptovalute, all’interno del proprio giardinetto d’investimenti.
Concludo ricordando il saggio Confucio, che ci ha lasciato un detto che vale per la vita, ma è particolarmente indicato per le criptovalute:
“La conoscenza senza pratica è inutile. La pratica senza conoscenza è pericolosa.”
PS. Trucchi per la sopravvivenza
Ho deciso di continuare ed approfondire la mia formazione sulle criptovalute da poche settimane ad un anno intero, immergendomi in modelli matematico/informatici degni dei migliori nerd.
Non so se sono stato illuminato sulla via di Damasco da questa nuova tecnologia; oppure è una risposta al vitale bisogno di mantenere in attività il cervello, causata dal prolungato lockdown.
Qualsiasi cosa sia, stay tuned! 🙂