“Ci hanno dato un chiaro mandato per agire sul Covid, l’economia, il cambiamento climatico, il razzismo sistematico”. Con 74 milioni di voti, Joe Biden è diventato il 46esimo presidente USA.

 

Ci sono molti punti che rimarranno invariati rispetto a Trump, altri che cambieranno radicalmente.

 

Tra le cose che rimarranno invariate, in tema di politica economica il neo-presidente sarà costretto a muoversi lungo un sentiero molto stretto, a causa della situazione emergenziale causata dal COVID-19. Molte delle scelte che metterà in atto Biden sarebbero state le stesse di quelle che avrebbe fatto Trump.

 

Estremamente urgenti sono gli stimoli fiscali all’economia: si parla di un pacchetto di 2,2 trilioni di USD che le imprese americane (linee aeree e piccole e medie aziende) aspettano e che sono state bloccate per via delle elezioni. Un pacchetto che sarà finanziato da un’escalation del debito pubblico americano, comprato dalla FED che stamperà dollari. L’offerta enorme di Treasury Bond inonderà il mercato dei capitali e sarà il principale motore per cui i tassi d’interesse non saliranno, il dollaro s’indebolirà e Wall Street supererà i massimi, con valutazioni azionarie da bolla speculativa.

 

A livello di equilibri geo-politici sono convinto che la politica estera statunitense cambierà poco nei confronti della Cina. Cambieranno sì le modalità di comunicazione, che avranno toni più pacati ed istituzionali rispetto a quelli a cui ci aveva abituato Trump. Ma il trend di lungo termine del passaggio di testimone dell’egemonia capitalistica da Occidente a Oriente, transizione iniziata a fine XX e che prenderà sempre più corpo nel XXI secolo, piaccia o no, è  inarrestabile. Se gli USA vorranno difendere i propri interessi nazionali, economici, tecnologici, geo-politici e militari, saranno costretti a concedere ben poco alla Cina, il nuovo impero capitalistico emergente.

 

Se questi sono i punti in comune con quello che avrebbe fatto Trump, quello che invece cambierà radicalmente sarà la maggiore sensibilità sulle tematiche ambientali.

 

E quando si parla di tematiche ambientali, si parla anche di dove andranno ad indirizzarsi gli enormi investimenti nei prossimi anni, come ben evidenzia Leslie Kaufman giornalista di Bloomberg ed esperta di tematiche ambientali.

 

Biden entra in carica con qualcosa che nessun presidente degli Stati Uniti ha mai avuto prima: un solido sostegno popolare all’azione per il clima, confermato dai dati dei sondaggi e dai risultati elettorali di una campagna combattuta proprio su questo terreno.

 

“Il suo mandato di andare fino in fondo su cambiamenti climatici ed energia pulita non potrebbe essere più chiaro”, ha affermato Edward Maibach, direttore del Centro per la comunicazione sui cambiamenti climatici della George Mason University.

 

Il riscaldamento globale è stato un tema nelle urne in misura sorprendente. Biden ha promesso di legarsi alla causa internazionale sul tema del clima e di spendere più di 2 trilioni di dollari per sostenere l’energia pulita e i lavori eco-sostenibili. Ciò è in netto contrasto con la strategia del presidente Donald Trump di sostenere l’industria del carbone, annullare le normative ambientali e ritirarsi dall’accordo sul clima di Parigi.

 

Alla fine Biden ha vinto più voti di qualsiasi altro candidato nella storia degli Stati Uniti. Mentre sto scrivendo questa nota,  i risultati finali sono ancora in fase di conteggio, ma finora il suo margine di vittoria su Trump è di circa 4 milioni di voti.

 

Ma non è detto che Biden sarà in grado di far fronte alle sue priorità climatiche, molte delle quali potrebbero essere contrastate dai repubblicani, qualora mettessero le mani sul Senato degli Stati Uniti. Il controllo del Senato sarà deciso da due ballottaggi in Georgia, che avranno luogo a gennaio.

 

I sondaggi sembrano mostrare che i messaggi di Biden sul cambiamento climatico hanno fatto breccia nel cuore degli elettori. Morning Consult ha rilevato che il 74% degli elettori di Biden ha descritto il cambiamento climatico come “molto importante” per il proprio voto, segno che la mancanza di azione potrebbe influire sulla base popolare del nuovo presidente. Un altro sondaggio di Fox News e Associated Press ha stabilito che il 67% degli elettori, non solo quelli che hanno votato per Biden, ha sostenuto “l’aumento della spesa pubblica per l’energia verde e rinnovabile”.

 

Ed è proprio questa è la strategia che Biden ha messo al centro della sua agenda economica.

 

A luglio, dopo essere emerso come lo sfidante democratico, ha presentato un ambizioso piano per il clima e il lavoro, che proponeva, tra le altre cose, di guidare il paese verso la produzione di energia elettrica pulita al 100% entro il 2035. Il teorema che collega clima e lavoro è diventato un mantra costante nei discorsi di Biden.

 

Il neo-presidente troverà forte sostegno popolare per misure intese a incoraggiare gli investimenti nelle energie rinnovabili. Recenti sondaggi hanno rilevato che gli americani sono in modo schiacciante a favore degli incentivi governativi per costruire più capacità eolica, solare e idroelettrica. Più dell’80% degli intervistati è favorevole alle agevolazioni fiscali per i servizi che riducono le emissioni di gas serra. Queste politiche potrebbero però finire bloccate da una maggioranza repubblicana, qualora si affermasse al Senato.

 

Emissioni

Il sostegno pubblico sembra estendersi oltre il tema di una rete elettrica più pulita. Un sondaggio di Yale ha rilevato che il 71% degli elettori sostiene la legislazione “che elimina le emissioni di combustibili fossili dai settori dei trasporti, dell’elettricità, degli edifici, dell’industria e dell’agricoltura negli Stati Uniti entro il 2050”, un altro aspetto chiave del piano di Biden.

 

Efficienza Energetica

Il 75% degli americani è a favore di standard più elevati di efficienza energetica per i nuovi edifici e il 71% è a favore di standard più severi per auto ed elettrodomestici. Trump invece ha sempre promosso standard ridotti di efficienza energetica.

Biden però nei sui discorsi non ha mai minacciato d’introdurre una carbon tax durante la campagna e questa è stata una mossa giusta, poichè solo un quarto degli elettori la voleva ed era a favore di sanzioni sulle emissioni di anidride carbonica, mentre il 55% sosteneva standard più forti e maggiori investimenti nell’energia pulita.

 

Il rischio però è che Biden, nel realizzare questa sua agenda green, sarà ostacolato dai molti veti qualora il Senato cadesse sotto il controllo del fronte opposto, quello repubblicano. Tuttavia, anche in presenza di queste difficoltà, il nuovo presidente entrerà nella Casa Bianca con corsia preferenziale per mettere in atto un’agenda ambiziosa sulla salvaguardia del clima.

 

Matteo Fini

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